Nel 1937 l’italiano Pietro Roberto Gagliardi, per evitare discriminazioni razziali da parte della comunità Irlandese che in quelli anni andava per la maggiore a New York, inglesizzò il suo nome in Bobby Gleason ed aprì nel Lower Bronx, al n° 434 di Westchester Avenue, quella che sarebbe diventata la più famosa palestra di boxe del mondo.
Salire i gradini che portano all’ingresso della Gleason’s Gym è come fare un viaggio nel tempo, non ha niente a che vedere con le palestre moderne che si possono trovare in una città come New York, lo senti ancora prima di entrare, niente musica, solo il rumore di guantoni e corde che muovono l’aria. Ti ritrovi di fronte a muri scrostati, ringhiere ed attrezzi arrugginiti, ring e sacchi da boxe tenuti insieme dallo scotch. L’atmosfera è subito amichevole, l’aria che si respira è quella di chi vuole lavorare duro senza tanti fronzoli.
Di qui sono passati campioni come Jack La Motta, Roberto Duran, Sugar Ray, Muhammad Ali e Mike Tyson.
Ho avuto la fortuna di potermi allenare in questa palestra, conoscere il leggendario Bruce Silverglade, chiaccherare con allenatori del calibro di Hector Roca e infine realizzare uno degli ultimi reportage che la ritraggono nella sua vecchia sede di Brooklyn.
“Now, whoever has courage and a strong and collected spirit in his breast, let him come forward, lace on the gloves, and put up his hands”